“Non li avete uccisi: le loro idee camminano sulle nostre gambe”. È con questa frase di Paolo Borsellino che l’Istituto “A. Malignani” ha partecipato alla manifestazione nazionale per la “Giornata della memoria e del ricordo” tenutasi a Padova giovedì 21 marzo .
Insieme a oltre cinquanta mila studenti provenienti da tutta Italia, gli studenti delle classi 1 INT A, 2 INT A, 2 INT B, 2 EEA A, 2 MME C, 2 MME A, 2 CMB A, 3 CAT A, 3 ELT/AUT, 4 AER D, assieme ai docenti Federico Pirone, Cristina De Zorzi, Manuela Barbierato Licio De Clara, Immacolata Esposito, Lucia Lauda, Angela Maria Arboritanza, Sabrina Marangone Silvia Liani, Nicoletta Leone, hanno manifestato in onore delle vittime cadute per mano della mafia e per ribadire il “NO” dei giovani alla criminalità organizzata.
Gli studenti dell'istituto “Malignani” sono partiti da Udine assieme ad alcune classi dell'istituto “Marinoni” verso le 7:45 alla volta della città veneta.
In corteo, reggendo striscioni e cartelloni preparati a scuola, sfilando per le strade di Padova, tutti hanno raggiunto Prato della Valle, luogo clou della manifestazione. Nella piazza era stato allestito un palco sul quale si sono alternate diverse persone che hanno letto i nomi delle oltre milleduecento vittime cadute per mano della mafia. Sempre sul palco è salito, verso mezzogiorno, don Luigi Ciotti, presidente e fondatore della rete “Libera”, nata il 14 dicembre 1994 per iniziativa di circa trecento associazioni accomunate dalla volontà di combattere tutte le mafie.
“È da 163 anni che parliamo di mafie. Non è possibile in un paese civile, così come non è possibile che l'80% dei familiari delle vittime innocenti della violenza mafiosa non conoscano la verità, o la conoscano solo in parte” ha esordito don Ciotti ricordando anche le persone che si impegnano nel volontariato o nella cooperazione di cui ancora oggi non si conosce il destino, come Silvia Romano o Paolo dall’Oglio.
Rivolgendosi ai giovani che gremivano la piazza, ha invitato a non rassegnarsi. “Non rassegnatevi, quando incontrate degli adulti che vi ascoltano. La vostra risposta è forte. Una società che non si cura dei giovani, è una società che non si cura della propria storia e del proprio avvenire. Scuola e lavoro sono prioritarie in una società aperta al futuro.".
Ha in seguito detto: " Occorre una rivoluzione politica e culturale, una trasformazione radicale della società. Il futuro ci chiede di andargli incontro, non di attenderlo arroccati nelle nostre ansie, paure, pregiudizi.”
Infine ha ricordato che il cammino è difficile: “Forse non ci sarà mai un fischio finale che chiude la partita, e bisognerà sempre giocare altri tempi supplementari. Noi ci siamo per ristabilire il valore della dignità umana e promuovere la più urgente delle riforme, che è quella delle coscienze".
Finito il discorso, gli studenti hanno intrapreso il viaggio di ritorno verso le scuole di appartenenza, stanchi, ma arricchiti dall'intensa esperienza vissuta.
Serena Del Giudice, 2^CMB A
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